“Lasciare il mondo un po’ migliore di come lo abbiamo trovato”. Forse è questo motto di Baden Powell, fondatore del movimento scout, che ha spinto 130 capi e ragazzi, appartenenti ai gruppi AGESCI della provincia riminese, ad incontrarsi per riflettere sul tema: “Cosa ci sta a cuore come scout in politica?. L’incontro si è rivelato un’ottima occasione per riflettere su cosa deve stare a cuore della politica ad uno scout e per discutere, non su quale partito o schieramento votare, ma sull’atteggiamento che uno scout deve tenere di fronte ad una scelta politica. All’incontro hanno partecipato, in qualità di relatori, Rossella Talia ed Eugenio Cetro, entrambi ex scout e ora giudici presso il tribunale di Rimini, e Francesco Succi, professore di storia e filosofia. Quest’ultimo con neutralità e chiarezza, ha presentato una panoramica sugli schieramenti che si presenteranno alle prossime elezioni politiche e sull’attuale legge elettorale.
Rossella Talia ha fatto parte, nel 1999, della Commissione Agesci che
ha rielaborato il Patto associativo. Il Patto associativo è un
documento che costituisce il punto di riferimento per ogni capo scout,
ed è composto da quattro aspetti: l’associazione, la scelta scout, la
scelta cristiana e la scelta politica. Partendo dalla sua esperienza,
Rossella, ha sottolineato quanto non basti essere buoni scout, ma sia
necessario anche un impegno attivo che riporti alla dimensione della
cittadinanza, quindi all’impegno anche in altri settori. “Ogni cosa
deve essere fatta con ‘senso politico’, mettendo al primo posto la
dignità dell’uomo. Il messaggio scout è rivoluzionario – ha affermato
Rossella -, lo scout crede nel cambiamento, la sua mentalità non è
arrendevole, ma lo spinge a partire, a lanciarsi, ad impegnarsi per il
bene comune”. E del bene comune ha parlato anche Eugenio Cetro,
sottolineando alcuni aspetti del Documento del Consiglio Nazionale
dell’Agesci intitolato “I CARE... ancora”, nel quale viene messa in
luce la mentalità di oggi che non ha più fiducia nelle istituzioni e
che ha smarrito il senso dello Stato, visto sempre più come estraneo e
spesso come nemico. “Sull’esempio di don Milani- afferma Cetro- bisogna
tornare ad interessarsi e ad avere a cuore i problemi degli altri, nel
nome della solidarietà. Tutti i punti del documento sono rivolti alla
scelta di modelli positivi che formino cittadini del mondo e operatori
di pace” . Afferma Cetro: “Gli scout possono portare idee innovative.
Ad un capo non è proibito l’ingresso in politica. Ma questo comporta
alcune attenzioni: la maturità del capo sta, infatti, nel saper gestire
l’impegno politico con il fare educazione ai ragazzi. Il capo deve
educare al discernimento e alla scelta, perché una coscienza formata è
capace di autentica libertà”. L’incontro si è concluso con la lettura
di alcuni pensieri di Oscar Romero, arcivescovo di San Salvador ucciso
nel 1980, grande uomo di fede ed operatore di pace: “Nessuna meta né
obbiettivo raggiunge la completezza. Di questo si tratta: Noi piantiamo
semi che un giorno nasceranno. Noi innaffiamo semi già piantati,
sapendo che altri li custodiranno. Mettiamo le basi di qualcosa che si
svilupperà. Mettiamo il lievito che moltiplicherà le nostre capacità.
Può darsi che mai vedremo il suo compimento, ma questa è la differenza
tra il capomastro e il manovale. Siamo manovali, non capomastri,
servitori, non messia. Noi siamo profeti di un futuro che non ci
appartiene.” L’incontro, promosso dalla Zona Agesci di Rimini, si è
svolto venerdì 4 aprile presso i locali della parrocchia di San Martino
in Riparotta.
Marco Cappelli e Letizia Rossi
Ufficio Stampa
A.G.E.S.C.I. –Zona di Rimini
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